Disturbo da ansia di malattia 

Quando si parla di ansia di malattia (ipocondria) , ci riferiamo alla paura nei confronti delle malattie. Le persone che soffrono di ipocondria sono in costante ascolto del proprio corpo, attenti ad ogni piccolo cambiamento somatico, alla ricerca di sintomi. Si può parlare di ansia di malattia, solo se una valutazione medica completa ha escluso qualunque condizione clinica che possa spiegare pienamente i segni o sintomi fisici. Può comunque esistere un’ansia eccessiva di malattia anche quando è presente una malattia organica non grave. Coloro che soffrono di ipocondria si recano spesso dal medico e si sottopongono a svariati esami. Gli esami e le visite mediche con esito positivo non confortano il paziente che, anzi,  continua ad essere preoccupato per il proprio stato di salute. Le consultazioni mediche risultano essere una rassicurazione effimera, che dopo un po’ lascia spazio ad altre preoccupazioni, trascinandoci in una spirale ansiogena.

Un po’ di storia

Il termine ipocondria risale circa al 350 a.C., in epoca antica indicava un disturbo che si riteneva essere localizzato nella fascia addominale (hypo=sotto chondros=sterno, “Sotto lo sterno”, dove secondo la medicina ippocratica nasceva l’afflizione malinconica). Nel 1845 la patologia fu inserita da Wilhelm Griesinger tra gli stati depressivi psichici, sebbene come forma più leggera di altri disturbi. Appare una prima semplice descrizione della patologia nel volume di Forbes Winslow (1863), intitolato “Oscure disease of the brain and mind” (Ladee, 1966). Emil Kraepelin nel 1896 suggerì poi una distinzione tra hypochondria cum materia, ovvero con disturbi reali ma sopravvalutati, e hypochondria sine materia, ovvero senza alcuna basa oggettiva.

Gli aspetti dell’ipocondria e classificazione

Alcuni autori (Starcevic, 2001) hanno descritto gli aspetti caratteristici dell’ipocondria, sottolineando che non sia necessario la totale compresenza di ognuno per poter fare diagnosi.

Sintomi somatici

I pazienti che soffrono di ipocondria lamentano sintomi fisici, che non hanno una base organica dimostrabile, oppure se realmente affetti da malattie, i sintomi sono riferiti in maniera più accentuata.

Preoccupazioni corporee

La persona ipocondriaca ha la tendenza ad ascoltare il proprio corpo, a porre estrema attenzione ai sintomi corporei  e al funzionamento generale, questo porta alla conseguenza di percepire i sintomi tanto temuti. Mostrando questa costante attenzione a sé stessi, si evidenzia la tendenza a mostrare un minore interesse verso le altre persone e tutto ciò che è esterno a loro.La persona affetta da ipocondria interpreta in modo errato  segnali fisici irrilevanti, come se fossero la prova di una grave malattia. Si preoccupa sia delle normali funzioni corporee (come ad esempio il battito cardiaco o la sudorazione) che delle alterazioni fisiche di leggera entità (come ad esempio il raffreddore, un colpo di tosse, la gola leggermente irritata). A quel punto la preoccupazione è tale, da divenire unico argomento di conversazione. Quando leggono o sentono parlare di una delle malattie temute, spesso prendono coscienza di alcuni sintomi fisici, il che li porta a sospettare di poter essere affetti da tale patologia.

Paura di essere affetti da una seria malattia.

Alcuni pazienti non temono solo di poter contrarre malattie, ma anche di averle già sviluppate. Può capitare che temano di essere affetti da malattie a decorso cronico  e con esito fatale (Salkovskis & Clark, 1993). I pazienti ipocondriaci hanno difficoltà a tollerare la percentuale di rischio di poter avere una grave malattia.

Sospetto di essere affetti da una grave malattia.

Le persone che soffrono di ipocondria mostrano un forte sospetto, che persiste nonostante le rassicurazioni del medico. Il paziente non ne è fortemente convinto, in quel caso saremmo di fronte ad un’altra categoria diagnostica.

Resistenza alla rassicurazioni mediche.

I pazienti ipocondriaci non si lasciano persuadere da rassicurazioni mediche anche dopo che la visita medica e gli esami di laboratorio non hanno messo in luce basi organiche valide per i loro sintomi.

Comportamenti ipocondriaci

I comportamenti che si ritrovano con maggior frequenza tra i pazienti ipocondriaci sono i controlli ripetitivi rispetto al proprio stato di salute. Queste persone hanno la tendenza a sottoporsi a svariati accertamenti, interventi e ospedalizzazioni non necessarie, chiedendo rassicurazioni continue a familiari e amici. Leggono molti libri di medicina e ricercano su google le risposte ai loro dubbi. Quest’ultimo fenomeno è così diffuso ormai che è stato coniato il termine “cybercondria” (Carrns, 1999).  Mettono in relazione i risultati ottenuti dalle loro ricerche, i pareri degli specialisti, ricercando incongruenze, che verranno interpretate come la conferma dei propri sospetti. È stato notato come i pazienti ipocondriaci non siano particolarmente interessarti alla cura della potenziale patologia lamentata, ma bensì alla spiegazione dei propri sintomi, sul come, sul decorso e sul perchè “hanno sviluppato” una certa malattia (Starcevic et al., 1992). Quando il medico riferisce al paziente di non aver rilevato alcun problema organico, la persona si sente rifiutata ed entra in gioco un meccanismo definito “doctor shopping”, ossia quando i pazienti passano da un medico all’altro.

Nell’ultima versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (APA, 2013), l’ ipocondria è categorizzata  all’interno dei disturbi da sintomi somatici con il nome di disturbo da ansia di malattia. Per porre diagnosi è necessario che siano soddisfatti alcuni criteri, valutati dal clinico.

 Come capisco quando sto esagerando?

Per prima cosa potrebbe essere utile iniziare a valutare quanto tempo si trascorre a preoccuparsi per la propria salute. Quante volte ho consultato un medico lamentando il solito problema, nonostante abbia ricevuto rassicurazioni a riguardo e non sia stata riscontrato alcun problema organico. Quanto tempo passo su internet cercando spiegazioni e soprattutto quanto i risultati della mia ricerca mi condizionino. Potremmo anche considerare l’aspetto del tempo libero e della produttività: ho interrotto un hobby a causa delle mie preoccupazioni? Le mie preoccupazioni hanno interferito con il mio lavoro?

La terapia cognitivo comportamentale

La terapia cognitivo comportamentale può essere utile nel trattamento dell’ipocondria per aiutare il paziente a interrompere i circoli viziosi dell’ansia per la salute, cercando di riformulare i suoi sintomi in modo positivo o neutro. Questo approccio ha l’obiettivo di formulare una spiegazione credibile ed esaustiva, su base psicologica, delle preoccupazioni, reazioni fisiche e sintomi. La cura dell’ipocondria può risultare difficoltosa, poiché non sempre i pazienti riescono a convincersi della natura psicologica dei loro problemi. Può essere utile in quei casi in cui la persona  si renda conto, almeno in parte che le proprie preoccupazioni siano eccessive. Può essere utile il lavoro anche con i familiari, per aiutare il paziente a non ricadere nei circoli viziosi, evitando per esempio di cedere alle richieste di rassicurazione, e dall’altro trovare ascolto e un aiuto per “sopravvivere” loro stessi alla difficile relazione con persone affette da questo disturbo.

É possibile, su prescrizione medica, valutare anche una cura farmacologica, ammesso che la persona accetti di prendere dei farmaci senza temere che arrechino dei danni al proprio organismo.

Bibliografia

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC: Author.

Carrns, Ann. 1999. “Cyberchondriacs Get What Goes Around On the Internet Now.” Wall Street Journal, October 05.

Leveni, D., & Piacentini, D. (2011). Ipocondria. Guida per il clinico e manuale per chi soffre del disturbo. Erickson.

Salkovskis, P.M., Clark, D.M. (1993). Panic disorders and hypochondriasis. Advances in behavior research and therapy 15: 23-48.

Starcevic, V. (2001). Clinical features and diagnosis of hypochondriasis. In V. Starcevic & D. R. Lipsitt (Eds.), Hypochondriasis: Modern perspectives on an ancient malady (p. 21–60). Oxford University Press.

Starcervic, V., Kellner, R.,Uhlenhuth, E.H., Pathak, D. (1992). Panic disorder and hypochondriacal fears and beliefs. Journal of Affective Disorders 24: 73-85

Taylor, S. & Asmundson, G.J.G. (2004). Treating Health Anxiety. Guilford Press.

Taylor S. & Asmundson G.J.G. (2016). La paura delle malattie. Eclipsi

Recommended Articles

Leave A Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *