Che cos’è l’ansia?
L’American Psychiatric Association (APA, 1994) la definisce come:
“L’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno”.
L’ansia è un’emozione che la maggior parte delle persone ha sperimentato almeno una volta nella vita. Questa emozione è spesso vissuta come negativa. Le persone vorrebbero liberarsi dall’ansia e non doverla mai sperimentare, la ritengono un’ emozione da estirpare, come se fosse un’erbaccia nel giardino. L’ansia in realtà, a certi livelli, potrebbe essere considerata una risorsa.
“ Ho paura della paura!”
Quando sperimentiamo i sintomi dell’ansia, ci spaventiamo e questo innesca in noi un circolo vizioso. Questo avviene perchè, se fossimo davvero in pericolo, il nostro corpo avrebbe bisogno di tutte le risorse a disposizione, per potersi mettere in salvo (ad esempio scappare o attaccare), per sopravvivere.
L’ansia, quindi, non è solo un limite o un disturbo, ma potrebbe costituire un importante mezzo. E’ infatti una condizione fisiologica efficace in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta e migliorare le prestazioni (ad esempio sotto esame).
Ansia Vs. Paura
Facciamo una prima distinzione fra queste due emozioni, ansia e paura.
La paura è una risposta di allarme che si manifesta quando siamo in presenza di una minaccia concreta. La paura fa parte delle emozioni di base, ha una funzione adattiva nell’evoluzione dell’uomo e nella sua sopravvivenza.
Quando proviamo paura il pericolo è più immediato, concreto e specifico.
“un primitivo stato di allarme automatico neurofisiologico che coinvolge la valutazione cognitiva di un’imminente minaccia o pericolo alla sicurezza di un individuo” (Clark & Beck, 2010).
L’ansia invece si riferisce a quello stato emotivo di disagio che sperimentiamo quando la paura è attivata o quando pensiamo alla possibilità di imbatterci in pericoli o minacce future.
La paura e l’ansia sono quindi due emozioni differenti, la paura può essere definita come una reazione funzionale per far fronte ad una minaccia reale, mentre l’ansia è quell’emozione che si manifesta quando pensiamo alla probabilità di che si possa verificare un evento temuto.
Quando l’ansia è un problema?
È necessario differenziare l’ansia funzionale, da quella disfunzionale.
Come descritto in precedenza l’ansia è caratterizzata da una sensazione di disagio, ma anche da una tendenza ad agire, spinti da desideri.
Ad esempio, se mi trovassi in un bosco faccia a faccia con un animale pericoloso, percepirei la minaccia e la pericolosità della situazione, agirei per mettermi in salvo, mettendo in pratica possibili strategie (scappare, cercare aiuto, chiamare qualcuno). Se non provassi questa sensazione di minaccia, probabilmente non farei nulla e potrei espormi ad un rischio.
Un’altra situazione potrebbe essere il timore di perdere il posto di lavoro perfetto, in quel caso metterei in atto strategie per fare in modo che ciò che temo – perdita del posto – non avvenga, in favore di ciò che desidero – il mantenimento del posto. Per raggiungere il mio obiettivo potrei cercare di essere più produttiva, tenermi aggiornata con dei corsi, rispettare le scadenze, confrontarmi maggiormente con i colleghi, ecc..
Questi due esempi sono serviti per far notare come l’ansia non sia per forza una cosa negativa e anormale, ma che in alcune situazioni possa essere addirittura utile.
Ma allora quando l’ansia è disfunzionale?
L’ansia diventa inappropriata quando una persona presenta pensieri disfunzionali, una situazione è valutata in maniera inesatta e l’ individuo percepisce una situazione come pericolosa, ma ciò non è dimostrabile concretamente con un’osservazione diretta. Un’ altro aspetto che può farci capire che la nostra ansia sia inappropriata si può ritrovare qualora la propria quotidianità sia compromessa, in questo caso l’ansia e la paura impediscono alla persona di condurre una vita serena e apprezzabile. L’ansia disfunzionale inoltre si mantiene per un periodo più lungo di quanto sia necessario e tende a manifestarsi anche in presenza di stimoli neutri (falsi allarmi), oppure quando stimoli interni (sensazioni fisiche/cognitive) o esterni (eventi) vengono percepiti da chi li sperimenta come minacciosi, inducendo una risposta di ansia molto forte (Ipersensibilità agli stimoli).
Dunque nel momento in cui l’attivazione del sistema di ansia è sproporzionata, infondata o eccessiva rispetto alle circostanze, siamo di fronte ad un disturbo d’ansia. Questi disturbi possono complicare la quotidianità di una persona e rendere più tortuoso riuscire ad affrontare anche le più comuni situazioni.
Come si manifesta l’ansia?
L’ansia è sperimentata non solo dal punto di vista emotivo (emozioni), ma interessa anche risposte di tipo cognitivo (pensieri), fisiologico (sensazioni fisiche) e comportamentale (comportamenti).
Aspetti comportamentali:
- evitamento dei segnali o delle situazioni percepiti come minacciosi
- fuga
- iperventilazione
- ricerca di rassicurazione
- ricerca di sicurezza
- inerzia
- congelamento
- agitazione
- irrequietezza
- difficoltà a parlare
Aspetti emotivi:
- agitato
- allarmato
- angosciato
- ansioso
- atterrito
- eccitato
- frustrato
- impaurito
- impaziente
- inquieto
- irritabile
- isterico
- nervoso
- oppresso
- preoccupato
- reattivo
- scioccato
- spaventato
- suscettibile
- terrificato
- terrorizzato
- teso
- timoroso
Aspetti fisiologici:
- aumento del battito cardiaco
- dolore al petto
- pressione al petto
- palpitazioni
- respiro accelerato
- respiro affannoso
- sensazione di soffocamento
- sudorazione
- vampate di calore
- tensione muscolare
- rigidità
- tremori fini o a grandi scosse
- brividi
- vertigini
- sensazioni di svenimento
- stordimento
- debolezza
- fastidio allo stomaco
- nausea
- diarrea
- bocca secca
- addormentamento nelle braccia e nelle gambe
- formicolio nelle braccia e nelle gambe
- offuscamento della vista
Aspetti cognitivi:
- paura di impazzire
- paura di morire
- paura di perdere il controllo
- paura di non essere in grado di farcela
- paura di danno fisico
- paura di valutazioni negative da parte degli altri
- ipervigilanza per la minaccia
- pensieri, immagini o ricordi spaventosi
- percezioni di irrealtà
- perdita di obiettività
- confusione
- difficoltà di ragionamento
- restringimento dell’attenzione
- scarsa concentrazione
- distraibilità
- scarsa memoria
Quali sono i disturbi d’ansia?
Nel DSM 5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – quinta edizione) attualmente i disturbi d’ansia sono (APA,2013):
- Disturbo d’ansia generalizzato: si manifesta con un’ eccessiva preoccupazione riguardo ad attività o eventi. L’individuo riferisce di provare ansia per la maggior parte del tempo (almeno da sei mesi o più).
- Disturbo di panico: l’attacco di panico è un episodio di forte ansia che si può ritrovare anche in altri disturbi. Si può parlare di Disturbo di panico, qualora si presentino più attacchi di panico ripetuti e forte paura costante che questi episodi si possano ripresentare in quelle condizioni ritenute a rischio (ansia anticipatoria).
- Disturbo d’ansia sociale: la persona riporta di provare ansia in situazioni sociali (ad esempio parlare in pubblico, essere al centro dell’attenzione, svolgere delle prestazioni davanti ad altri individui). Si ha timore di essere giudicati da chi ci sta intorno. In questo caso la persona tende ad evitare tutte le situazioni che ritiene gli causino ansia.
- Fobie specifiche: l’individuo in questo caso riferisce ansia in presenza di stimoli specifici ( ad esempio oggetti , situazioni/ambienti, animali)
I disturbi sopra elencati sono i più frequenti nella popolazione.
Come posso gestire l’ansia?
La psicoterapia cognitivo-comportamentale ha ottenuto risultati efficaci per il trattamento dei disturbi d’ansia e per il disturbo di panico.
Questo approccio ritiene che non sia la situazione ad attivare l’ansia, ma come le persone interpretano la situazione stessa. Noi proviamo ansia sulla base di come gestiamo e valutiamo le circostanze, attraverso i nostri pensieri (Beck, 2013).
La psicoterapia cognitiva – comportamentale può essere d’aiuto per apprendere tecniche utili per imparare a riconoscere, gestire e ristrutturare i nostri pensieri che influenzano le nostre emozioni.
BIbliografia
American Psychiatric Association. (1994). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (4th ed.). Washington, DC: Author. Tr. It. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Masson, Milano 2002.
American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Arlington: American Psychiatric Publishing. Tr. It. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina Editore, Milano 2014.
Beck, J. S. (2013). La terapia cognitivocomportamentale. Edizione Italiana a cura di A. Montano. Roma: Astrolabio-Ubaldini Editore.
Clark, D. A., & Beck, A. T. (2010). Cognitive Therapy of Anxiety Disorders. Science and Practice. New York: Guilford Press.